Artisti Vari – Ius Soli. Voci e Canti per l’Italia futura

Nel 1964 al Festival dei due Mondi di Spoleto fu rappresentato lo spettacolo “Bella Ciao” a cura di Gianni Bosio e Roberto Leydi per la regia di Filippo Crivelli.
Per la prima volta furono messi in scena canti e musiche di un “altra Italia”, espressione delle classi subalterne che avevano affidato, soprattutto al canto, la loro memoria e la loro presenza nella storia. Fu, per quanto riguarda il canto popolare in Italia, un momento storico, una pietra miliare alla quale fecero riferimento decine di giovani ricercatori che iniziarono a loro volta a raccogliere materiale sonoro in ogni angolo del Paese.
di Nicola Cossar – Folk Bulletin
Crossroads non è soltanto un classico del blues, ma oggi è anche una interessante collana editoriale che si propone di testimoniare l’incontro tra le culture del mondo. Due i volumi discografici (cd più un ricco libretto) già pubblicati dalla Nota di Valter Colle, importante realtà friulana da tanti anni impegnata in una straordinaria opera di raccolta documentale, soprattutto a livello italiano. Ne abbiamo parlato con il direttore della collana, Alessandro Portelli, notissimo docente universitario, scrittore e critico musicale.
#CONSIGLIATOBLOGFOOLK
di Ciro De Rosa – Bloogfolk Magazine
Ez Kurdistan im A cura di Hevi Dilara e Alessandro Portelli, Nota
La documentazione etnografica dei suoni, a ben vedere, si è sempre mossa su un doppio binario di raccolta e testimonianza, per capire il mondo e il “soundscape” in cui viviamo: c’è chi è partito con un registratore, andando a intercettare canti e suoni preziosi che rischiavano di scomparire per sempre, magari facendosi il giro del modo (ed è il caso dei Lomax), c’è chi ha puntato il suo “registratore stetoscopio” nei confini più o meno stabiliti di un paese, vivendoci, per cogliere i battiti nuovi di cuori in movimento che in qualche modo, quasi sempre a rischio della vita, sono riusciti ad arrivare qui, per sentirsi dire che non erano ospiti graditi. A volte, per veder aleggiare l’ombra del sospetto del terrorismo.
Non so perché, ascoltando i vari pezzi, le varie voci, alcune bellissime, mi veniva da piangere. Non capivo perché e poi ho capito: perché siamo noi, è la nostra cultura ora portata attraverso loro nelle nostre strade, sui nostri tram, riconosco gli incisi musicali persino dei lippini e dei colombiani e degli ecua- doriani e dei cinesi, siamo tutti bassa cultura, cultura altra, cultura di strada, perché l’attuale cultura voluta dal governo non ci conosce e riconosce più.
(Giovanna Marini, musicista italiana)
edizioni&produzioni
P.O.BOX 187
33100 UDINE – ITALY
(+39) 0432 582001
info [at] nota.it